Il discernimento
La vocazione, parola che a qualcuno può far paura, non è farsi prete o farsi suora, come erroneamente si può pensare, ma è un dono gratuito di Dio ad ogni uomo, è la proposta che Egli fa a tutti noi e che ci realizza nella felicità e nella pienezza di vita.
Il discernimento vocazionale è uno dei mezzi più efficaci che abbiamo a disposizione per prendere consapevolezza di questa grande realtà costitutiva dell’essere umano. Esso ci permette di uscire dallo stato di indeterminatezza e di incompiutezza che spesso caratterizza la vita di tanti ragazzi e ragazze ignari dell’esistenza di possedere un tesoro così grande.
Il discernimento vocazionale è un cammino fatto di piccoli passi che conduce con pazienza e gradualità alla conoscenza profonda di se stessi e soprattutto della volontà di Dio sulla propria vita.
Dalla Cristus Vivit di Papa Francesco:
Prendere decisioni e orientare le proprie azioni in situazioni di incertezza e di fronte a spinte interiori contrastanti è l’ambito dell’esercizio del discernimento. Si tratta di un termine classico della tradizione della Chiesa, che si applica a una pluralità di situazioni. Vi è infatti un discernimento dei segni dei tempi, che punta a riconoscere la presenza e l’azione dello Spirito nella storia; un discernimento morale, che distingue ciò che è bene da ciò che è male; un discernimento spirituale, che si propone di riconoscere la tentazione per respingerla e procedere invece sulla via della pienezza di vita. Gli intrecci tra queste diverse accezioni sono evidenti e non si possono mai sciogliere completamente.
Tenendo presente ciò, ci concentriamo qui sul discernimento vocazionale, cioè sul processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali, a partire da quella sullo stato di vita. Se l’interrogativo su come non sprecare le opportunità di realizzazione di sé riguarda tutti gli uomini e le donne, per il credente la domanda si fa ancora più intensa e profonda. Come vivere la buona notizia del Vangelo e rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a tutti coloro a cui si fa incontro: attraverso il matrimonio, il ministero ordinato, la vita consacrata? E qual è il campo in cui si possono mettere a frutto i propri talenti: la vita professionale, il volontariato, il servizio agli ultimi, l’impegno in politica?
Lo Spirito parla e agisce attraverso gli avvenimenti della vita di ciascuno, ma gli eventi in se stessi sono muti o ambigui, in quanto se ne possono dare interpretazioni diverse. Illuminarne il significato in ordine a una decisione richiede un percorso di discernimento. I tre verbi con cui esso è descritto in Evangelii gaudium, 51 – riconoscere, interpretare e scegliere – possono aiutarci a delineare un itinerario adatto tanto per i singoli quanto per i gruppi e le comunità, sapendo che nella pratica i confini tra le diverse fasi non sono mai così netti.
Riconoscere
Il riconoscimento riguarda innanzi tutto gli effetti che gli avvenimenti della mia vita, le persone che incontro, le parole che ascolto o che leggo producono sulla mia interiorità: una varietà di «desideri, sentimenti, emozioni» (Amoris laetitia, 143) di segno molto diverso: tristezza, oscurità, pienezza, paura, gioia, pace, senso di vuoto, tenerezza, rabbia, speranza, tiepidezza, ecc. Mi sento attirato o spinto in una pluralità di direzioni, senza che nessuna mi appaia come quella chiaramente da imboccare; è il momento degli alti e dei bassi e in alcuni casi di una e vera e propria lotta interiore. Riconoscere richiede di far affiorare questa ricchezza emotiva e nominare queste passioni senza giudicarle. Richiede anche di cogliere il “gusto” che lasciano, cioè la consonanza o dissonanza fra ciò che sperimento e ciò che c’è di più profondo in me.
In questa fase la Parola di Dio riveste una grande importanza: meditarla mette infatti in moto le passioni come tutte le esperienze di contatto con la propria interiorità, ma al tempo stesso offre una possibilità di farle emergere immedesimandosi nelle vicende che essa narra. La fase del riconoscere mette al centro la capacità di ascolto e l’affettività della persona, senza sottrarsi per paura alla fatica del silenzio. Si tratta di un passaggio fondamentale nel percorso di maturazione personale, in particolare per i giovani che sperimentano con maggiore intensità la forza dei desideri e possono anche rimanerne spaventati, rinunciando magari ai grandi passi a cui pure si sentono spinti.
Interpretare
Non basta riconoscere ciò che si è provato: occorre “interpretarlo”, o, in altre parole, comprendere a che cosa lo Spirito sta chiamando attraverso ciò che suscita in ciascuno. Tante volte ci si ferma a raccontare un’esperienza, sottolineando che “mi ha colpito molto”. Più difficile è cogliere l’origine e il senso dei desideri e delle emozioni provate e valutare se ci stanno orientando in una direzione costruttiva o se invece ci stanno portando a ripiegarci su noi stessi.
Questa fase di interpretazione è molto delicata; richiede pazienza, vigilanza e anche un certo apprendimento. Bisogna essere capaci di rendersi conto degli effetti dei condizionamenti sociali e psicologici. Richiede di mettere in campo anche le proprie facoltà intellettuali, senza tuttavia cadere nel rischio di costruire teorie astratte su ciò che sarebbe bene o bello fare: anche nel discernimento «la realtà è superiore all’idea» (Evangelii gaudium, 231). Nell’interpretare non si può neppure tralasciare di confrontarsi con la realtà e di prendere in considerazione le possibilità che realisticamente si hanno a disposizione.
Per interpretare i desideri e i moti interiori è necessario confrontarsi onestamente, alla luce della Parola di Dio, anche con le esigenze morali della vita cristiana, sempre cercando di calarle nella situazione concreta che si sta vivendo. Questo sforzo spinge chi lo compie a non accontentarsi della logica legalistica del minimo indispensabile, per cercare invece il modo di valorizzare al meglio i propri doni e le proprie possibilità: per questo risulta una proposta attraente e stimolante per i giovani.
Questo lavoro di interpretazione si svolge in un dialogo interiore con il Signore, con l’attivazione di tutte le capacità della persona; l’aiuto di una persona esperta nell’ascolto dello Spirito è pero un sostegno prezioso che la Chiesa offre e di cui è poco accorto non avvalersi.
Scegliere
Una volta riconosciuto e interpretato il mondo dei desideri e delle passioni, l’atto di decidere diventa esercizio di autentica libertà umana e di responsabilità personale, sempre ovviamente situate e quindi limitate. La scelta si sottrae dunque alla forza cieca delle pulsioni, a cui un certo relativismo contemporaneo finisce per assegnare il ruolo di criterio ultimo, imprigionando la persona nella volubilità. Al tempo stesso si libera dalla soggezione a istanze esterne alla persona e dunque eteronome, richiedendo altresì una coerenza di vita.
Per lungo tempo nella storia le decisioni fondamentali della vita non sono state prese dai diretti interessati; in alcune parti del mondo è ancora così, come si è accennato anche nel I capitolo. Promuovere scelte davvero libere e responsabili, spogliandosi da ogni connivenza con retaggi di altri tempi, resta l’obiettivo di ogni seria pastorale vocazionale. Il discernimento ne è lo strumento principe, che permette di salvaguardare lo spazio inviolabile della coscienza, senza pretendere di sostituirsi a essa (cfr. Amoris laetitia, 37).
La decisione richiede di essere messa alla prova dei fatti in vista della sua conferma. La scelta non può restare imprigionata in una interiorità che rischia di rimanere virtuale o velleitaria – si tratta di un pericolo accentuato nella cultura contemporanea –, ma è chiamata a tradursi in azione, a prendere carne, a dare inizio a un percorso, accettando il rischio di confrontarsi con quella realtà che aveva messo in moto desideri ed emozioni. Altri ne nasceranno in questa fase: riconoscerli e interpretarli permetterà di confermare la bontà della decisione presa o consiglierà di rivederla. Per questo è importante “uscire”, anche dalla paura di sbagliare che, come abbiamo visto, può diventare paralizzante.
I mezzi per il discernimento:
In sintesi:
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- Preghiera
- Sacramenti
- Accompagnamento Spirituale
- Lo Spirito Santo
- La presenza di Maria
- Il senso della missione
Alcuni passi che ti possono aiutare a discernere:
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- Pregare
- Percepire
- Conoscere
- Riflettere
- Scegliere
- Partire
- Consigliarsi con una guida spirituale
Vocazione: come te ne accorgi?
In generale possiamo dire che la persona chiamata da Dio alla vita religiosa, desidera realizzare qualcosa di importante per sé e per la propria vita, percepisce nel cuore che Dio le sta chiedendo qualcosa in più, la vita normale che conduce le piace, ma sente che in fondo le manca qualcosa. Bisogna pregare molto e frequentare i sacramenti. E’ molto importante avere anche il parere di un buon direttore spirituale.
E se poi mi accorgo che la mia non è una vera vocazione?
In genere durante il cammino di conoscenza reciproca della comunità religiosa, non passa molto tempo per capire se “hai la stoffa”, se c’è sotto una vera chiamata di Dio. Con il suo aiuto, la tua sincerità di fondo e l’aiuto di chi ti accompagna puoi giungere alla certezza morale che stai percorrendo o no la strada che ti farà felice pienamente.
Come faccio a conoscere la volontà di Dio su di me?
Devi pregare ogni giorno, chiedendo a Dio che ti riveli quali sono i suoi piani su di te. Non chiedere a te stesso «Cosa voglio fare per la mia vita ?» Questa è una domanda sbagliata! Invece, dovresti pensare e chiederti «Gesù, cosa vuoi che io faccia?» Prova a cogliere alcuni segni che parlano nella tua vita; confronta la tua vita, i tuoi desideri e i tuoi timori con un Padre spirituale, un sacerdote o una religiosa che ti accompagni nel discernimento…(è molto importante!). Papa Francesco in Cristus Vivit invita a porci la domanda “per chi sono io?”… pensaci, davanti al Signore!
Come intraprendere un cammino di discernimento vocazionale?
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- Innanzitutto verifica se ciò che senti nel cuore è solo un pio desiderio, un’idea passeggera o senti qualcosa di più. Parlane con un sacerdote, un uomo spirituale, il tuo parroco, una suora che conosci.
- Se l’idea persiste sentiamoci! Puoi chiamare i frati del Deserto di Varazze (SV) o quelli di S. Anna a Genova.
- Possiamo metterci d’accordo e invitarti per vivere un’esperienza vocazionale di alcuni giorni nelle nostre comunità.
- Qui potrai parlare e condividere quello che senti nel cuore ed essere aiutato a capire quale sia la tua vocazione. Inoltre quando sarai in silenzio nella cappella, potrai riflettere con calma sullo stato di vita a cui il Signore ti chiama.
- Piano piano il Signore aprirà nuove porte e ti condurrà a donare tutta la tua vita a lui.
Requisiti per intraprendere un cammino vocazionale nei carmelitani scalzi:
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- Vivere un cammino di fede
- Avere fra i 10 e i 40 anni.
- Desiderio di un’intimità con Signore e una certa predisposizione alla vita di preghiera
- Desiderio di condividere la vita comunitaria
- Non ci sono particolare requisiti scolastici
Alcuni segni che ti possono aiutare:
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- Osserva le inclinazioni profonde che hai nel cuore
- Guarda se il tuo cuore resta nella pace ed è contento
- Esamina la tua stabilità e persistenza nelle scelte anche se chiedono rinunce